“Voglio andare a casa. La casa dov’è?… La casa è dove posso stare in pace con te” [Questa è la mia casa, Jovanotti, 1997]
Nel 2016, mi accingevo ad avviare una micro impresa a casa mia, trasformandola in Potus House – Casa di Cultura, con un progetto ad hoc, in cui racchiudevo la mia filosofia di vita. La storia faceva pressappòco così.
Il progetto “Potus House”

«Mi chiamo Rita Balestra, ho due lauree, due cani e una casa in campagna. Di formazione traduttrice e antropologa, amo girare il mondo in cerca di storie da raccontare. Il mio progetto imprenditoriale è nato nel momento in cui, ereditata la casa avita, l’ho svuotata da tutto ciò che era superfluo, vecchio e inutilizzabile, e mi sono ritrovata a fare i conti con tanto spazio a disposizione e poca “vita” ad animarlo. Guardandomi intorno poi, ho scoperto una realtà povera di attrattive (sono circondata da coltivazioni di kiwi a perdita d’occhio, officine e capannoni meccanici) ma, soprattutto, da donne provate fisicamente dal lavoro nei campi, e non solo. Tra queste, le mie zie. Amando e praticando discipline orientali, come la meditazione Vipassana e lo Hatha Yoga, e non riuscendo a smuoverle (le mie zie) in alcun modo verso attività benefiche per le loro malconce ossa, ho pensato di portare i benefici da loro: se Maometto non va alla montagna…Da qui l’embrione del mio progetto.






La casa in cui vivo attualmente è situata ai confini del Comune di Cisterna di Latina, nella campagna pontina, teatro della Bonifica dei coloni veneto-friulani negli Anni 20 del Novecento, ed è dotata di spazi ampi e luminosi, ideale per farne un luogo per attività creative e culturali. Ho dunque pensato di trasformarla a questo scopo. Ho avviato una classe di yoga con un’insegnante a domicilio, per coinvolgere la popolazione del posto; ho organizzato un incontro-proiezione con autrice presente per incoraggiare la partecipazione a queste iniziative e, insieme a Fernanda Dimastropaolo, amica e guida escursionistica, il laboratorio di panificazione “La Pasta Madre e la Storia”, con camminata lungo il tratto della Via Francigena che porta fino a Norma e agli scavi di Antica Norba (LT)
Dopo questi esperimenti pilota, volti a sondare la ricettività dei potenziali fruitori, ho avviato un nuovo corso di Hatha Yoga a cadenza bi-settimanale e ho predisposto un calendario di incontri che contemplino, inoltre, classi di bioenergetica, meditazione, weekend seminariali, con carattere residenziale per chi parteciperà da fuori [ci sono 4 stanze da letto, 2 bagni al primo piano e uno in programma a piano terra ], su argomenti nutrizionali, culturali (proiezioni e incontri con autrici e autori), spazio arte e creatività (cerchio di tamburi, teatro, etc.). Il progetto si chiama “Potus House – Casa di Cultura”, esiste già un video (regalo di Fernanda Apiedinudisullaterra) che funziona da spot sulla pagina FB dedicata. Nella mia visione, Potus House è un luogo dove fare una pausa dagli impegni quotidiani e prendersi un momento tutto per se. Un luogo dove ricaricare la propria energia, riconnettersi al tempo naturale, riscoprire gli antichi sapori [della tradizione contadina] e scoprire nuove cucine dal mondo [la cucina thai, vegana, colombiana, giapponese]; dove esplorare i luoghi del passato storico-religioso [gli scavi dell’antica Satricum, la Casa del Martirio di Santa Maria Goretti] e partecipare a eventi culturali con video-proiezioni, presentazioni editoriali, seminari di scrittura e un piccolo spazio teatro. Potus House – Casa di Cultura vuole essere tutto questo e molto altro ancora: un luogo dove “facciamo ciò che ci piace e ci piace ciò che facciamo”.









La dimora è circondata sui quattro lati da tanto terreno, con piante ornamentali e da frutto, più un piccolo uliveto. Questo mi permette di produrre marmellate (albicocche, prugne, cedro, arance, pesche, mele e melograno), liquori (mandarinetto e cedrello) e olio extra-vergine d’oliva, per ora ad uso personale, ma con l’intenzione di promuovere l’autoproduzione come marchio. Più in là, in un secondo momento e stante i requisiti necessari, di dotarmi anche di un’arnia per l’autoproduzione di miele e derivati delle api».









Una nuova chance
Autunno 2022. È stata bella la narrazione di Potus House – Casa di Cultura: anche solo crederci, ha reso felice chi ne ha fatto parte, per breve che possa esser stata l’avventura. Ora si apre una fase nuova: Potus House è in vendita, un’agenzia ha l’incarico di trovare l’acquirente e io di trovare un altro luogo da chiamare “casa”. Nessuno mi manda via da qui. Me ne vado perché ero di passaggio, ed è giunto il tempo di rimettermi in cammino: la sosta qui, rigenerante e nutriente, è finita. Era la casa dei miei genitori, costruita con tanto sudore e sacrifici. È stata la casa della mia adolescenza da cui poi, poco più che ventenne, partii per andare a conoscere il mondo “vero”. Ed è la casa a cui, per curiose coincidenze astrali, sono tornata dopo quasi trent’anni di lontanza, portandovi un po’ di quel mondo che ero andata a scoprire… L’ho voluta raccontare con immagini e parole, per onorarla e per ringraziarla dei momenti vissuti e condivisi qui: con la mia famiglia, con gli amici, con i vicini e i partecipanti, tutti, alle attività di Potus House. L’ho scelta come set di SÌ, il mio primo lavoro da videomaker; qui ho festeggiato la laurea e i tanti compleanni con amici venuti da ogni dove, per la croce e la delizia di mia madre e mio padre. E qui, ho salutato per l’ultima volta i miei genitori, che un destino frettoloso ha sottratto al mondo troppo presto.






Potus House è un’idea, è la narrazione di una filosofia di vita che può essere riprodotta ovunque. È nata qui, però, in questa casa e dunque è fortemente legata a lei. Mia madre amava circondarsi di piante, fuori e dentro casa, e sul mezzanino delle scale aveva collocato due grandi vasi di pothos, che si arrampicavano attorno ai rispettivi bastoni muschiati. Un giorno, salendo le scale, mi accorsi di un lungo ramo di pothos che, silenziosamente, strisciava lungo i gradini, invece di abbarbicarsi verso l’alto, sul palo muschiato. Non lo avevo notato, fino a quel momento, e ne rimasi sorpresa. Era come se la pianta, stanca di starsene in un angolo avviluppata al suo sostegno, e curiosa di scoprire altro, avesse deciso di “scendere” per esplorare via terra il piano superiore. Meraviglia! L’immagine di una pianta ornamentale che “si anima”, mentre comunemente siamo abituati a vederla immobile dentro un vaso ad abbellire un angolo di casa, mi ha folgorato. Mi ha ricordato che c’era “vita” in casa e nel momento in cui dovevo dare corpo al mio progetto imprenditoriale, non ho avuto dubbi e l’ho chiamato Potus House *.
Ecco, mi piacerebbe davvero che l’acquirente di Potus House fosse qualcuno con un progetto di vita, volto a valorizzare il tanto di bello che ha da offrire, e non soltanto un semplice compratore di casa. Sarei più felice sapendo che Potus House è in buone mani. Om Shanti!

(*) In origine, il nome del progetto era Potus House – Casa Benessere; in un secondo momento, è diventato Potus House – Casa di Cultura
Foto e video di questo articolo sono di Rita Balestra e Fernanda Apiedinudisullaterra.
Che l’acquirente giusto arrivi a Potus House per portare nuovi progetti speciali in questa terra unica.
Buon cammino Ryta!